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La natura tra le ville in Valpolicella

LA VALPOLICELLA CLASSICA

Immerso tra le dolci colline verdi coltivate a vigneti e ciliegi e bagnato da un ampio torrente chiamato "Progno", il comune di Negrar (con una popolazione di 17.106 abitanti) si estende nella parte orientale della splendida Valpolicella, nota in passato come Val Veriacus, e confina a nord con i Monti Lessini.

 

Il nome Negrar ha origine dal tardo latino Nigrariu, che significa "luogo con terreno nero". La presenza umana sin dalla preistoria è testimoniata dal ritrovamento di numerosi manufatti in selce risalenti al Paleolitico, così come dai "castellieri", villaggi fortificati in altura risalenti all'età del bronzo e del ferro.

Durante l'epoca romana, il territorio faceva parte del Pagus degli Arusnatium, e la presenza di iscrizioni votive dedicate al culto di Giove e di una villa conferma che l'area era abitata anche durante l'era imperiale.

L'intera valle è punteggiata da antiche e imponenti torri colombare, alcune isolate e altre inserite in corti e ville. Il comune comprende le frazioni di Arbizzano, Santa Maria, San Vito, San Peretto, Montecchio, Fane, Mazzano, Prun e Torbe.

Curiosità

Negrar è la città natale dello scrittore Emilio Salgari, del calciatore Damiano Tommasi, del golfista Matteo Manassero e di Giuseppe Zamboni, considerato il padre dell'elettromotore perpetuo.

Il nostro itinerario, lungo circa 25 km, può essere percorso in auto o in bicicletta da ciclisti esperti in una giornata. Partiamo dalla frazione di Arbizzano, dove si trova Villa Mosconi Bertani. In una suggestiva vallata chiamata Novare, incastonata tra verdi colline e baciata dal sole, si erge maestosa una villa risalente alla metà del Settecento. La villa fu commissionata da Giacomo Fattori e successivamente passò ai Mosconi nel 1769. Pur essendo di proprietà privata e non sempre aperta al pubblico, il palazzo principale si compone di un edificio centrale con due ali basse legate da una cancellata con obelischi e vasi. All'interno si trova un ampio salone centrale che si estende su entrambi i piani, adornato da affreschi allegorici. La villa è circondata da un vasto terreno agricolo coltivato a vigneto, attraversato da un meraviglioso sentiero che si snoda tra le viti del Valpolicella e che può essere percorso a piedi o in bicicletta.

Riprendendo l'auto, svoltiamo a destra alla rotonda di Santa Maria e prendiamo la strada per Negrar. All'incrocio successivo, troviamo un monumento d'arte contemporanea chiamato "La Meridiana", opera dell'architetto Giuseppe Ferlenga. Questa meridiana fornisce con precisione l'ora solare, il vero mezzogiorno di Negrar, i solstizi estivi e invernali, gli equinozi e la direzione del vento.

Nel centro del paese si può parcheggiare e dare un'occhiata alla pieve, la chiesa dedicata a San Martino, menzionata per la prima volta nel 1067 ma totalmente ricostruita nel 1809. Il campanile romanico è stato costruito in tufo e calcare rosso. Sul lato meridionale del campanile si conserva un'iscrizione del 1166, relativa a una serie di contratti di usufrutto tra la Chiesa di Negrar e il cittadino veronese Ribaldino. L'iscrizione è composta da 64 righe in lettere maiuscole.

Tornate alla vostra auto e prendete la strada principale verso nord. Poco distante dal paese si trova Villa Rizzardi, a Pojega, con un bellissimo giardino che può essere visitato durante la stagione estiva. Il giardino, progettato dal famoso architetto Luigi Trezza, tra il 1783 e il 1796, su commissione del conte Antonio Rizzardi, è una fusione tra il giardino all'italiana e il giardino romantico. Presenta elementi architettonici "verdi" come il Boschetto con il Tempio circolare, il Ninfeo, il Giardino segreto, il Laghetto ovale, il Parterre e il Teatro verde. Alla fine del percorso si trova un sublime Belvedere. Numerose statue di soggetto mitologico adornano il giardino, creando un ricco e complesso programma iconografico.

Proseguendo sulla strada principale, raggiungiamo il Ponte di Veja in direzione di Sant'Anna d'Alfaedo, con una breve deviazione verso la località chiamata "Villa". Questo nome deriva dal fatto che nel 1887 furono scoperti i resti di un mosaico di una villa romana risalente al III secolo d.C. (i reperti sono attualmente conservati nel Museo Archeologico del Teatro Romano di Verona). La villa apparteneva alla tipologia urbano-rustica. Nel 1922 furono trovati altri frammenti di pavimentazione, che permisero di individuare quattro ambienti adiacenti alla sala scoperta nel 1887, di cui tre si aprono su un portico a nord, anche se oggi non rimane nulla in loco.

Poco prima di Sant'Anna, giriamo a destra per visitare il Forte Tesoro. Questa fortezza di origine italiana controllava l'area della vicina Valpantena, come indicato dalle feritoie orientate verso sud-est. Il forte era organizzato su tre piani ed era circondato da un fossato che proteggeva la parte anteriore, mentre un terrapieno riparava le cupole.

Continuando ai confini del comune di Sant'Anna d'Alfaedo, sotto la contrada Crestena e la frazione Giare, si trova il famoso Ponte di Veja, il monumento geologico più imponente e maestoso dell'intera Lessinia. Si tratta di un gigantesco arco naturale con una luce di circa 50 metri, formato dall'evoluzione di una caverna carsica originaria che si è aperta nel corso di milioni di anni nella roccia calcarea a causa dell'erosione causata dall'acqua proveniente dall'esterno. Rimane solo l'architrave d'ingresso, mentre alle basi dei pilastri del ponte si trovano due grotte frequentate anche in epoca preistorica. Alcuni dei reperti rinvenuti al loro interno, risalenti al Paleolitico medio e inferiore, sono conservati nel Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo. Nelle grotte circostanti al ponte si trova abbondante ocra (una terra colorante naturale) gialla-brunastra, estratta sin dai tempi antichi e utilizzata fino agli anni '50 del secolo scorso.

Si dice che Dante Alighieri si sia ispirato alla conformazione di questo ponte per l'ottavo cerchio dell'Inferno, conosciuto come Malebolge (Canto XVIII). Anche Andrea Mantegna, il celebre pittore, lo ha raffigurato negli affreschi della Camera degli Sposi nel Palazzo Ducale di Mantova. Quest'area fa parte del Parco Regionale della Lessinia ed è percorribile a piedi lungo sentieri appositamente tracciati. Poiché non ci sono illuminazioni, è consigliabile visitarlo durante il giorno. Con questa straordinaria vista, il nostro percorso di andata si conclude.

Torniamo quindi verso la valle, prendendo la strada per Prun e passando vicino alle suggestive cave di Pietra della Lessinia (o cave di Prun). Questa pietra calcarea è stata utilizzata fin dall'età del bronzo per la costruzione dei castellieri sulle dorsali dei Monti Lessini. La pietra della Lessinia è sempre stata il materiale di costruzione più utilizzato in questa regione, grazie alla sua relativa facilità di estrazione e alla sua versatilità. I tetti, i muri, i lavatoi, le recinzioni, le corti e i pavimenti sono chiari esempi di ciò.

Le cave più recenti sono a cielo aperto, ma fino al secondo dopoguerra le aree di estrazione erano sotterranee, con gallerie sorrette da pilastri di roccia. Abbandonata la lavorazione in galleria negli anni '50 del Novecento, le cave, che somigliano a primitive architetture rupestri, sono oggi luoghi di grande impatto visivo ed emotivo.

Photogallery

Altro

 

Ponte di Veja

Sant'Anna d'Alfaedo

Per visite guidate rivolgersi al Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna

Tel. 045 7532656

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Ponte di Veja

Sant'Anna d'Alfaedo

Per visite guidate rivolgersi al Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna

Tel. 045 7532656

Contatti

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