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Itinerario 4: Negrar

LA NATURA TRA LE VILLE

Racchiuso tra le verdi colline coltivate a vite e ciliegio e costeggiato da un ampio torrente detto "Progno", il territorio di Negrar (17106 abitanti) si estende nella parte più orientale della Valpolicella, l'antica Val Veriacus unendosi a nord con i Monti Lessini.

Il nome Negrar sembra derivare dal tardo latino Nigrariu, che significa "luogo con terra nera". La presenza dell'uomo sin dalla preistoria è testimoniata dal ritrovamento di molti manufatti in selce risalenti già al Paleolitico, e dai castellieri, villaggi fortificati d'altura risalenti all'età del bronzo e del ferro.
In epoca romana il territorio apparteneva al Pagus degli Arusnatium, mentre il ritrovamento di iscrizioni dedicate al culto di Giove e di una villa confermano che il luogo fu abitato anche in età imperiale.
L'intera valle è disseminata di antiche e svettanti torri colombare, isolate o inserite all'interno di corti e di ville.

Il comune comprende le frazioni di Arbizzano, Santa Maria, San Vito, San Peretto, Montecchio, Fane, Mazzano, Prun e Torbe.

Negrar ha dato i natali allo scrittore Emilio Salgari. al calciatore Damiano Tommasi, al golfista Matteo Manassero e a Giuseppe Zamboni, padre dell'elettromotore perpetuo.

 Il nostro percorso, lungo circa 25 km, è percorribile in giornata in automobile o in bicicletta per ciclisti esperti e inizia dalla frazione di Arbizzano, dove si trova Villa Mosconi Bertani. Nella suggestiva valletta di Novare, che si dispiega in un'insenatura di notevole bellezza ricca di acque e baciata dal sole, è la maestosa villa della metà del Settecento, costruita da Gaetano Adriano Cristofoli su commissione dell'allora proprietario Giacomo Fattori, che cedette poi la villa ai Mosconi nel 1769.

Il palazzo, di proprietà privata e non sempre visitabile al pubblico, è costituito da un edificio principale con le due ali basse piavanzate legate da una cancellata a obelischi e vasi. L'interno presenta un grande salone centrale, che comprende in altezza entrambi i piani della villa, con affreschi di soggetto allegorico. Alla villa è annesso un ampio fondo agrario coltivato a vigna, percorso da un meraviglioso sentiero tra le uve del Valpolicella, percorribile a piedi o in bicicletta.

 
Risaliti in auto, si svolta a destra e alla rotonda di Santa Maria si prende la strada per Negrar. Installato sulla seconda rotonda si puosservare un monumento d'arte contemporanea, la meridiana, opera dall'architetto Giuseppe Ferlenga, che fornisce con precisione l'ora solare, il mezzogiorno vero di Negrar, il solstizio d'estate e quello d'inverno, gli equinozi e la direzione del vento.

Nel centro del paese è possibile parcheggiare e osservare la Pieve intitolata a San Martino, le cui prime notizie risalgono al 1067, ma che è stata totalmente ricostruita nel 1809. Il campanile, di stile romanico, fu costruito in tufo e calcare rosso. Sul lato meridionale della torre campanaria è conservata un'iscrizione del 1166, di ben 64 righe in caratteri maiuscoli che riporta una serie di contratti, tutti del 1166, mediante i quali la pieve di Negrar riscatta un vecchio censo annuale dovuto al cittadino veronese Ribaldino.

Riprendendo l'auto, non lontano dal paese proseguendo verso nord si trova Villa Rizzardi a Pojega, il cui giardino è visitabile nella stagione estiva. Il giardino fu realizzato tra il 1783 e il 1796 sul progetto del celebre architetto Luigi Trezza (1752-1823), su commissione del conte Antonio Rizzardi.
Trezza concepì una sintesi tra giardino all'italiana e giardino romantico, con composizioni di architettura "in verde" come il Boschetto con il Tempio circolare, il Ninfeo, il Giardino segreto, il Laghetto ovale, il Parterre e il Teatro verde, al termine dei quali si trova un sublime Belvedere. Una copiosa serie di statue di soggetto mitologico, poste a completamento e decorazione del giardino, anima i diversi percorsi, definendo un ricco e complesso programma iconografico.


Imboccata nuovamente la via principale, si prosegue per il Ponte di Veja in direzione Sant'Anna d'Alfaedo con una piccola deviazione per la località ˆVilla", così chiamata perchè nel 1887, durante lavori agricoli furono rinvenuti i resti di una pavimentazione a mosaico di una villa romana del III secolo d.C. (oggi conservati presso il museo archeologico del teatro romano di Verona) appartenente alla tipologia urbano-rustica. Nel 1922 furono trovati altri frammenti di pavimentazione, che permisero di individuare quattro ambienti, adiacenti alla sala messa in luce nel 1887, tre dei quali aperti su un portico a nord.


Qualche chilometro prima di giungere a Sant'Anna, si pugirare sulla destra per osservare il Forte Tesoro. L'opera di fortificazione italiana, controllava la zona della vicina Valpantena, come dimostrano le feritoie orientate verso sud-est. Era organizzata su tre piani e circondata da un fossato che proteggeva il frontale del forte, mentre un terrapieno riparava le cupole.
Proseguendo, ai confini del comune di Sant'Anna d'Alfaedo, sotto contrada Crestena e frazione Giare, si trova il famoso Ponte di Veja, il più imponente e maestoso monumento geologico dell'intera Lessinia. Si tratta di un gigantesco arco naturale, con una luce di circa 50m, formatosi grazie all'evoluzione di un'originaria caverna carsica apertasi nel corso di milioni di anni nella roccia calcarea per effetto dell'azione erosiva dell'acqua che penetrava dall'esterno e della quale è poi crollata la volta, lasciando in piedi solo l'architrave d'ingresso. Alle basi dei pilastri del ponte si trovano due grotte frequentate anche in epoca preistorica. Alcuni dei reperti rinvenuti al loro interno, risalenti al Paleolitico medio e inferiore, sono conservati nel Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo. In alcune grotte limitrofe al ponte vi è abbondante presenza di ocra (terra colorante naturale) gialla-brunastra, cavata sin da tempi remoti e utilizzata fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo.

La tradizione vuole che Dante Alighieri abbia tratto ispirazione dalla conformazione del ponte per l'ottavo cerchio dell'Inferno, detto Malebolge (Canto XVIII) e che Andrea Mantegna, il celebre pittore, l'abbia raffigurato negli affreschi della Camera degli Sposi in Palazzo Ducale a Mantova.
L'area, percorribile a piedi attraverso sentieri tracciati, fa parte del Parco Regionale della Lessinia. Non essendo presenti luminarie è da considerarsi meta diurna.

Con questo spettacolo mozzafiato il percorso di andata è terminato.

Si ritorna, poi verso valle, prendendo questa volta la strada per Prun e passando nelle vicinanze delle suggestive cave di Pietra della Lessinia (o cave di Prun).
Già  usata per la costruzione dei castellieri sulle dorsali dei Monti Lessini a partire dall'età del bronzo, questa pietra calcarea è da sempre il materiale di costruzione piimpiegato in Lessinia, sia per la relativa facilità della sua estrazione, sia per la sua versatilità: tetti, muri, lavatoi, recinzioni, corti, pavimentazioni ne sono una chiara testimonianza.
Le cave più recenti sono a cielo aperto ma fino al secondo dopoguerra le aree estrattive erano sotterranee e le gallerie sorrette da pilastri di roccia. Abbandonata la lavorazione in galleria intorno agli anni Cinquanta del Novecento, le cave, simili a primitive architetture rupestri, costituiscono oggi un luogo di grande impatto visivo ed emotivo.

Photogallery

Altro

PUNTI DI INTERESSE

  • Villa Mosconi Bertani
  • La meridiana
  • Pieve intitolata a San Martino
  • Villa Rizzardi a Pojega
  • Ponte di Veja
  • Forte Tesoro

 

 

CONTATTI

Villa Mosconi Bertani

Localitˆ Novare
Visitabile da maggio a settembre, dal lunedì al sabato, festivi compresi.
Domenica su prenotazione.
Apertura invernale dal martedì al sabato Tel. 045 602 0744

 

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  • Villa Mosconi Bertani
  • La meridiana
  • Pieve intitolata a San Martino
  • Villa Rizzardi a Pojega
  • Ponte di Veja
  • Forte Tesoro

 

 

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Villa Mosconi Bertani

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Visitabile da maggio a settembre, dal lunedì al sabato, festivi compresi.
Domenica su prenotazione.
Apertura invernale dal martedì al sabato Tel. 045 602 0744

 

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